Doping nello sport: quello che devi sapere
Purtroppo capita con sempre maggiore frequenza di sentir parlare di doping nello sport. Questo avviene specialmente durante le più grandi competizioni sportive che dovrebbero esaltarne i principi di correttezza e lealtà.
Quando si parla di doping si apre uno scenario molto ampio che affonda le sue radici nel passato e ci porta ogni volta a riflettere sulla vera essenza dello sport.
Per cercare di fare chiarezza sul delicato tema del doping nello sport, lo staff dell’Università online Niccolò Cusano di Caltanissetta ha pensato di fornire ai suoi studenti una guida.
Di cosa parleremo? Partiremo dalla definizione di doping per poi passare alla storia del doping. Vedremo quali sono le sostanze dopanti più famose per poi terminare con i nostri consueti consigli sullo studio.
Doping nello sport: definizione
La definizione di doping che ci fornisce l’enciclopedia online Wikipedia è questa:
“il doping (in lingua italiana drogaggio) consiste nell’uso di una sostanza o di una pratica medica a scopo non terapeutico, ma finalizzato al miglioramento dell’efficienza psico-fisica durante una prestazione sportiva (gara e/o allenamento), sia agonistica sia non agonistica, da parte di un atleta.”
Come si intuisce dalla definizione appena citata, con il termine doping si intende l’introduzione, nell’organismo dell’atleta, di sostanze vietate o il ricorso a pratiche mediche altrettanto vietate che hanno lo scopo di alterare in modo artificioso le prestazioni agonistiche dell’atleta stesso.
Il doping nello sport rappresenta quindi una pratica scorretta, un vero e proprio inganno ai danni di tutti quegli atleti corretti che gareggiano senza artefici e del pubblico di spettatori che segue lealmente il suo sportivo del cuore.
Ci troviamo di fronte ad un comportamento sleale, contrario ai valori culturali dello sport. Quando una competizione sportiva viene “sporcata” da questi eventi, si mette in dubbio l’intero sistema sportivo. L’obiettivo principale dello sport, ovvero accrescere le qualità fisiche e morali dell’atleta, viene compromesso.
Il doping nello sport deve essere combattuto!
Storia del doping
Ora che abbiamo visto cos’è il doping cerchiamo di ricostruirne la storia.
I primi utilizzi della parola doping in ambito sportivo si fanno risalire alle competizioni ippiche del 1889 dell’America del Nord quando ai cavalli da corsa veniva dato un mix di oppio, tabacco e narcotici per migliorarne le prestazioni.
In realtà, la pratica di assumere sostanze vietate per aumentare la resistenza era già in uso ai tempi dei Giochi Olimpici della Grecia classica. Spesso infatti gli atleti assumevano preparati a base di piante e funghi capaci di incrementare la resistenza fisica.
Lo scopo dell’assunzione di queste sostanze dopanti è sempre stato lo stesso: modificare velocemente il peso, aumentare la massa muscolare, diminuire la percezione della fatica e del dolore.
Il primo importante e serio episodio di doping si fa risalire alle Olimpiadi di Roma del 1960, con la morte del ciclista danese Jensen.
Sei anni più tardi la FIFA e la UCI introducono i primi test antidoping nell’ambito delle proprie competizione sportive.
Durante il Tour de France del 1967 il campione del mondo di ciclismo Tom Simpson muore in seguito all’assunzione di farmaci stimolanti.
In quello stesso anno, il Comitato Olimpico Internazionale istituisce una commissione medica per i controlli e stabilisce una lista di sostanze dopanti.
Nel 1988 il corridore Ben Johnson risulta dopato durante le Olimpiadi di Seoul.
A seguito di questo evento, le autorità competenti istituiscono l’agenzia internazionale WADA (World Anti-Doping Agency) autrice del Codice Mondiale Antidoping, sottoscritto poi dalle varie federazioni sportive.
Se negli anni 50 e 60 gli atleti facevano prevalentemente uso di sostanze anabolizzanti, negli anni 80 si è fatto ricorso alla tecnica dell’autoemostrasfusione. Oggi si parla soprattuto dell’assunzione di ormoni quali il GH (ormone della crescita), ormoni peptidici, l’eritropoietina (EPO) e i suoi derivati.
Doping nello sport: le sostanze vietate
Ora che sappiamo cos’è il doping e abbiamo visto alcuni episodi di doping famosi, passiamo alla pratica. Scopriamo cioè quali sono le sostante dopanti e quali sono le regole vigenti in Italia.
In Italia i casi di doping sono regolati dalla legge numero 376 del 2000.
L’articolo 1 afferma che:
“Costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti.”
In materia di disposizioni penali, il recentissimo articolo 586 bis del Codice Penale afferma innanzitutto che:
“è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni e con la multa da euro 2.582 a euro 51.645 chiunque procura ad altri, somministra, assume o favorisce comunque l’utilizzo di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive, ricompresi nelle classi previste dalla legge, che non siano giustificati da condizioni patologiche e siano idonei a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo, al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti, ovvero siano diretti a modificare i risultati dei controlli sull’uso di tali farmaci o sostanze.”
Vediamo ora quali sono le principali sostanze dopanti.
I farmaci dopanti
Esistono farmaci classificati come dopanti, come l’eritropoietina ed i farmaci betabloccanti.
L’eritropoietina è ormone che di solito viene somministrato a pazienti con insufficienza renale o affetti da anemia. Lo scopo è avere una maggiore ossigenazione del sangue a fronte di un calo dell’emoglobina. L’assunzione di questo ormone da parte di uno sportivo in buona salute significa aumentare la produzione di globuli rossi e quindi arricchire il sangue di ossigeno.
I farmaci betabloccanti sono farmaci per i cardiopatici che manifestano angina pectoris e ipertensione. Gli effetti negli sportivi sono una regolarizzazione del battito, una riduzione della tensione e dell’ansia e un potenziamento muscolare.
Gli steroidi
Gli steroidi anabolizzanti sono le sostanze dopanti più usate. Si tratta di lipidi che si formano dal colesterolo e che vengono mescolati a ormoni maschili, come il testosterone. Il loro effetto dovrebbe essere quello di far aumentare il volume dei muscoli senza esercizio e favorire anche la crescita della massa ossea.
I rischi per la salute sono gravi: sterilità sia nell’uomo che nella donna, mascolinizzazione dei tratti e l’irsutismo nella donna, perdita di capelli e disfunzione erettile nell’uomo. Non mancano casi di tumori, malattie cardiovascolari ed epatiche.
L’ormone della crescita
Assunto dai soggetti affetti da deficit dell’ipofisi, l’ormone della crescita viene usato dagli sportivi per guarire più velocemente da eventuali traumi e potenziare la massa muscolare.
Le conseguenze però sono gravi non solo a livello scheletrico, ma anche per la predisposizione a malattie cardiovascolari, dislipidemie e cancro.
I farmaci stimolanti
Tra i farmaci stimolanti vietati agli sportivi, i più noti sono le anfetamine che favoriscono una maggiore sopportazione dello sforzo e una maggiore concentrazione.
Questi effetti, apparentemente positivi, portano con il tempo a un crollo psicofisico, depressione e astenia.
L’elenco dei farmaci e delle sostanze dopanti completo è disponibile sul sito del Ministero della Salute.
Doping: psicologia dello sport
Vogliamo concludere il nostro articolo sul tema doping nello sport, ragionando sul percorso di studi che può fare chi vuole lavorare nell’ambito sportivo.
In particolare, questa tematica rientra nel percorso di studi del Master di I livello in Psicologia dello sport – sperimentazione attiva di tecniche psicomotorie applicate allo sport.
Per chi vuole saperne di più, è possibile compilare il modulo di richiesta informazioni.
Se la voglia di lavorare in ambito sportivo è tanta, potrebbe essere interessante leggere il nostro articolo per diventare manager dello sport a Caltanissetta.