Che cos’è l’inquinamento plastico e come combatterlo

Dopo l’età della pietra e del ferro, potremmo definire la nostra era come l’età della plastica. Hai mai sentito parlare di inquinamento plastico? Probabilmente si, visto che si tratta di un problema che sta assumendo dimensioni notevoli con conseguenze gravi sul nostro ambiente. Per sensibilizzare i nostri studenti, l’Università online Niccolò Cusano di Caltanissetta ti propone un approfondimento sul tema dell’inquinamento da plastica.

Vedremo cos’è l’inquinamento plastico, qual è la condizione attuale del nostro paese e come combattere il problema.

Sei pronto a dare una mano anche tu? Perfetto, non ci resta che invitarti a proseguire nella lettura.

Cos’è l’inquinamento plastico

Entriamo nel vivo del nostro approfondimento partendo dalla definizione di inquinamento plastico.

Con queste parole intendiamo l’inquinamento causato dalla plastica. I prodotti plastici si accumulano e si disperdono nell’ambiente provocando problemi all’habitat di fauna e flora selvatica e all’habitat antropizzato.

Le conseguenze di questo inquinamento si riversano nell’aria, nel suolo, nei fiumi, nei laghi e negli oceani.

Le dimensioni di questo tipo di inquinamento sono determinate dall’uso spropositato che facciamo della plastica e dalla sua alta durabilità nel tempo.

Se ci rifletti, quasi ogni oggetto che utilizziamo quotidianamente contiene plastiche. Pensa dunque alla mole di plastica che giunge in mare ogni anno e al tempo che impiega per disintegrarsi. 

Le acque del nostro pianeta sono costrette a combattere una vera e propria guerra contro la plastica. Una guerra di cui ognuno di noi è in parte responsabile. Più avanti vedremo, nel nostro piccolo, come fare per ridurre l’inquinamento plastico, ma intanto vediamo alcuni dati interessanti e allarmanti.

inquinamento plastico bottiglie

La plastica e l’inquinamento degli oceani

Iniziamo a dare alcuni numeri per comprendere la gravità del problema. Ogni anno, circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare. Ciò vuol dire mettere in pericolo l’ecosistema marino, rovinare le spiagge e danneggiare la salute degli esseri umani. Forse non tutti sanno che la plastica è in grado di “risalire” la catena alimentare a partire anche dagli organismi più piccoli, come il plancton. In qualche modo quindi, anche noi esseri umani, ci nutriamo di plastica.

Negli ultimi 50 anni, la produzione di materie plastiche è in continuo aumento e negli ultimi anni ha vissuto un’impennata pazzesca. Un esempio? Dal 1988 al 2016 siamo passati da una produzione globale di 30 milioni di tonnellate ad una cifra record di 335 milioni di tonnellate. Praticamente è come se ogni anno, buttassimo in mare un milione di tir.

L’ipotesi è che nel 2050 il 99% degli uccelli marini avrà ingerito plastica e nelle acque vi sarà più plastica che pesci.

Da dove arriva la plastica?

La plastica nei mari arriva prevalentemente dai continenti. Una semplice bottiglia di plastica, di quelle che utilizziamo per bere ogni giorno, può rimanere negli oceani anche per 400 anni prima di decomporsi.

Ma la plastica non arriva solo dai continenti. Al largo delle coste, moltissimi rifiuti plastici si generano anche in mare. Le piattaforme oceaniche per l’estrazione del petrolio, i pescherecci, le marine mercantili disperdono in mare notevoli quantità di materie plastiche. Gli studi effettuati dimostrano che circa il 20% della plastica è rilasciata da mezzi di trasporto e dalle strutture presenti in mare.

Prima di analizzare gli effetti dell’inquinamento della plastica sul mare e sull’uomo, facciamo un’ulteriore precisazione sulle plastiche. La plastica non è tutta uguale. Dobbiamo distinguere tra macroplastiche e microplastiche.

La differenza sta nelle dimensioni: le microplastiche infatti hanno diametro inferiore ai cinque millimetri. Per questo sono ritenute più dannose per gli oceani, in quanto facili da ingerire dagli organismi marini.

Effetti dell’inquinamento plastico 

Quali sono gli effetti dell’inquinamento plastico sul mare e sull’uomo

Per il momento sappiamo che quasi 700 specie marine sono state contaminate dalla plastica. Per non parlare di tutti i casi di pesci, tartarughe ed uccelli morti a causa dell’ingestione di sostanze plastiche o per intrappolamento in reti e lenze abbandonate. Risulta evidente la necessità di fare qualcosa al più presto per ridurre la plastica marina prima che sia troppo tardi.

E per quanto riguarda l’uomo?

Come abbiamo detto, anche noi essere umani ritroviamo la plastica nella catena alimentare, già a partire dai gradini più bassi. Il fatto di non vedere ad occhio nudo la plastica non esclude che non ci sia. La plastica può arrivare a noi attraverso il consumo di pesce o frutti di mare. Nelle stesse scatole di tonno o sardine ritroviamo la presenza di PET e PP. Ciò significa che in qualche modo la plastica arriva sulle nostre tavole.

Come combattere l’inquinamento plastico

Nonostante esistano regolamenti e convenzioni per la lotta all’inquinamento plastico, la situazione resta comunque preoccupante.

La plastica negli oceani è riconosciuta come un rifiuto pericoloso dalle principali organizzazioni governative internazionali e nazionali, ma i controlli sono ancora inadeguati.

Cosa possiamo fare per combattere questa condizione? In fondo, la plastica negli oceani è un problema di tutti. Anche noi dovremmo fare la nostra parte, a partire dal cambiare alcune abitudini. Ecco qualche esempio:

  • utilizzare gli involucri di carta al posto di quelli di plastica.
  • acquistare prodotti sfusi e non quelli confezionati in involucri o contenitori di plastica
  • ridurre il consumo di bicchieri, piatti e posate usa e getta in plastica
  • utilizzare sacchetti in tessuto per la spesa

Come vedi, piccoli cambiamenti nelle nostre abitudini possono già fare la differenza.

Sei pronto a fare la tua parte? 

Se il futuro del nostro ambiente ti è a cuore, leggi anche il nostro approfondimento sul disastro di Chernobyl e le sue conseguenze sul pianeta.


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