Praticantato consulente del lavoro: che cos’è e a che serve

Per tutti coloro che sono interessati a  intraprendere la carriera lavorativa di consulente del lavoro, lo staff dell’Università Niccolò Cusano di Caltanissetta, mette a disposizione una guida pratica con indicazione sui corsi di laurea con cui prepararsi e – successivamente – sul praticantato da svolgere. Il praticantato per consulente del lavoro, infatti, è un percorso di 18 mesi indispensabile per poi sottoporti all’esame di stato abilitante alla professione.
come diventare consulente del lavoro
In questo articolo, dunque, vedremo in cosa consiste il praticantato e le competenze che – in questo periodo di tempo – di andranno a consolidare in vista di una carriera professionale.

Iniziamo con lo specificare che per diventare consulente del lavoro è necessaria una formazione universitaria ad hoc, con una laurea magistrale in economia, giurisprudenza o scienze politiche.

La Unicusano di Caltanissetta offre la possibilità di iscriversi ai suddetti corsi di laurea in modalità telematica al fine di organizzare autonomamente il proprio percorso di studi, senza alcun vincolo di orario. In questo modo anche coloro che già lavorano ma che vogliono ampliare le proprie possibilità lavorative specializzandosi nella consulenza del lavoro, possono seguire le video-lezioni proposte dai corsi di laurea quando meglio riescono, senza rinunciare alla loro occupazione primaria.

La formazione universitaria – come detto – è fondamentale in quanto prepara i futuri consulenti del lavoro alla multidisciplinarietà della professione scelta. Infatti, molte delle mansioni del consulente del lavoro prevedono un’eccellente conoscenza della normativa per quanto riguarda lavoro, contratti, prevenzione e previdenza sociale. Essendo però un mestiere che prevede una costante relazione con altre persone, non basta una buona preparazione formale: per essere un buon consulente del lavoro occorre essere naturalmente predisposti al lavoro a contatto con l’altro, al relazionarsi in maniera costruttiva per creare sinergie efficaci e avere anche una buona capacità di mediazione, data la posizione particolare del consulente.

Praticantato come consulente del lavoro: ecco le specifiche

Una volta conseguita la laurea, la legge n.12 del 1979 che detta le basi della professione di consulente del lavoro, definisce il percorso per ottenerne la qualifica: come tutte le professioni per cui esistono un ordine nazionale (Enpacl) e un albo professionale, è necessario svolgere un periodo di praticantato certificato, della durata di 18 mesi, per poter poi sostenere l’esame di abilitazione.

Il suddetto tirocinio deve essere svolto obbligatoriamente presso lo studio di un consulente del lavoro già iscritto nell’albo da almeno 5 anni. Fondamentale sarà l’iscrizione al registro dei praticanti che attesta lo svolgimento della pratica: il tirocinante infatti dovrà partecipare alle attività dello studio dove svolge la pratica di consulente del lavoro sotto la supervisione del professionista che lo ha accolto nel suo studio.

Il periodo di formazione presso lo studio di un consulente del lavoro senior è efficace per comprendere realmente in cosa consisterà la professione: il consulente del lavoro, infatti, è una figura professionale esperta e versatile che aiuta le aziende nella corretta gestione del personale secondo la normativa vigente e deve sempre essere al corrente delle norme in merito.

Una sorta di figura intermedia tra le risorse umane e il consulente giuridico.

Dopo il praticantato: ecco in cosa consiste l’esame di Stato

Al termine dei 18 mesi di praticantato, è obbligatorio sostenere l’esame di Stato abilitante alla professione.

L’esame di stato di consulente del lavoro si svolge presso le commissioni territoriali di ciascuna regione che sono costituite da membri del Ministero del Lavoro, dell’Inps, dell’Inail e da un professore ordinario di materie giuridiche.

L’esame, nel dettaglio, prevede che gli aspiranti consulenti del lavoro svolgano due prove scritte e una prova orale.

In cosa consistono le prove scritte? Secondo l’ordinamento, la prima prova prevede lo svolgimento di un tema sul diritto del lavoro e sulla legislazione sociale mentre la seconda prova è una prova teorico-pratica sul diritto tributario, a scelta della Commissione. Per lo svolgimento delle prove scritte sono assegnate ai candidati sette ore dalla dettatura e i candidati possono usufruire della consultazione di testi di legge non commentati ed autorizzati dalla Commissione ed di un dizionario della lingua italiana.

Successivamente, si dovrà superare una prova orale che verte sulle seguenti materie: diritto del lavoro; legislazione sociale; diritto tributario; elementi di diritto privato, pubblico e penale; nozioni generali sulla ragioneria; rilevazione del costo del lavoro e formazione del bilancio.

 


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